Salvo Esposito, giornalista scrittore, vanta una collezione di abiti ispirata ai figuranti dei presepi viventi italiani, complice il libro Buon Compleanno Presepe scritto in occasione degli ottocento anni della nascita del presepio, voluta da San Francesco D’Assisi in quel di Greccio nella Notta Santa del 1223. Gli abiti in archivio spaziano dalla rappresentazione del borgo di Morano Calabro (CS) con un dress ispirato alla magliaia a quello di panettieri, paesino della provincia di Cosenza ai confini col il Catanzarese, un vestito broccato che si rifà alla reggia di erode.
La Saponaia di Laino Castello, piccolo paese sito nel cuore del Parco Nazionale Del Pollino, è un capo che fa riferimento alla Palestina di allora. Nel guardaroba trionfa il costume della dama di corte di Erode proveniente dalle scene della nascita di Gesù Bambino di Tricase, città del Salento. La teatralità dei look quest’anno si arricchisce di altri sublimi dresses, tra cui la panettiera di Capri dallo stile arabeggiante con nuance arancio guarnito da un grembiule color écru, e poi lo stile della pastorella di Trappitello, frazione alle porte di Taormina, ideato da una tunica marrone abbinata al gilet di pelliccia ecologica. Impreziosisce l’archivio la ricamatrice dal tocco contadino siciliano grazie all’utilizzo di scialle, camicie e gonne, pervenuta dal presepe vivente di Custonaci, cittadella alle porte di Trapani. Inoltre, il mestiere della stiratrice di Ispica, comune a sudorientale della Sicilia, rende preziosa la raccolta. Suscita interesse la lavandaia di Rivisondoli, piccolo paesino dell’entroterra abruzzese che si trova nel Parco Nazionale della Majella.
La rievocazione vivente creata da cento figuranti, evocano i loro antenati grazie al fascino della vita quotidiana di un tempo. La raffigurazione annovera il primo presepe vivente italiano realizzato nel lontano 1950 dopo quello voluto dal poverello di Assisi. Animano l’immaginario palcoscenico presepiale numerosi animali insieme a figure femminili, di certo influenzati dal presepe Abruzzese dove si narra che esistono più bestie che personaggi
Marita Tancredi